Le are funerarie sono dei grandi blocchi monolitici di pietra scolpita che venivano utilizzati per dei riti sacri e funebri. A Fonte Nuova ne sono state trovate due appartenenti a due coniugi romani a distanza da più di un secolo l’una dall’altra. L’ultima è stata scoperta, come vedremo più avanti, nel 2006, la prima fu riportata nelle loro pubblicazioni Lanciani e Gatti nel 1888, sempre in territorio fontenovese.
Anche qui, come nel caso dei Plumbarii di un precedente articolo, troviamo una testimonianza di vita del passato (in questo caso della parte finale) che miracolosamente si è salvata e ci porta varie informazioni di questi antichi abitanti delle nostre terre. In questo articolo dedicato all’archeologia locale si insinua anche l’attualità, vediamo perché….
Cosa é L’ara funeraria? Come detto, è un blocco unico di pietra e costituiva il fulcro ufficiale di manifestazioni religiose dedicate alla divinità celebrata, oppure, come nel nostro caso, arrivano a noi queste are di facoltosi personaggi.
Qui ne vediamo un esempio in 3D:
Ara funeraria del cavaliere Versenus Granianus
Le are scoperte a Fonte Nuova sono di un liberto di età imperiale Titus Flavius Delphicus e sua moglie Ulpia Euhodia.
Queste are costituivano l’altare su cui svolgere il rituale funerario che prevedeva periodiche offerte in memoria dei defunti nel giorno della nascita.
La parte superiore frontale presenta il focus, uno spazio piano o cavo inserito tra due “cilindri” che terminano con un fiore con petali ed un bottone centrale oltre il quale ci sono dei fori di deflusso per versare delle bevande durante i rituali. Sulle facce laterali a sinistra ed a destra c’era una patera, una scodella sostanzialmente che veniva utilizzata per versare sull’ara il liquido contenuto nell’ URCERUS un vaso con un “manico” solo.
In questo esempio 3D si possono ben vedere sulle facce laterali, a destra e sinistra la patera e l'urcerus, in alto, il focus, nella parte frontale c’era l’iscrizione.:
(le are in 3d NON sono quelle trovate a Fonte Nuova)
Per entrambe le are sepolcrali possiamo prendere come periodo di riferimento la dinastia Flavia ( 69 d.c. - 96 d.c. ), sono uguali per dimensione, tutte e due sono molto grandi: quasi 2 metri di altezza per circa 80 cm di profondità. Ogni lettera è alta da 6 a 8,5 centimetri.
La prima fu scoperta nel 1888 da Lanciani approssimativamente all’attuale km 19.200 ( a pochi metri dalla pietra miliare numero 16 ) ( 1 ) della Via Nomentana ed era dedicata a Ulpia Euhodia, moglie di un personaggio di rilievo. All’epoca della segnalazione di questo reperto sul territorio ( 2 ) , verso la fine del 1800, nessuno poteva immaginare che sarebbe stata trovata, oltre un secolo dopo, anche quella del marito.
Questo signore era un ricco liberto imperiale della corte dei Flavi ( 69 d.c. - 96 d.c. ) tale Titus Flavius Delphicus, per gli amici Tito Flavio Delfico. Egli non era certo l’ultimo nella zona dell’attuale Fonte Nuova, ricoprì infatti ruoli di responsabilità nella gestione del fiscus Alexandrinus, ( le tasse che pagavano le provincie egizie ) ed aveva un bel possedimento di terreno nel quale volle ricavare uno spazio per la sepoltura sua e della moglie. Le sue spoglie quindi hanno riposato e sono divenute polvere proprio nel nostro comune. L’ara della moglie Ulpia, come detto, è stata trovata molto tempo fa ma quella di Tito Flavio Delfico ha avuto una sorte abbastanza “italica”.
Dopo secoli di oblio è stata più volte raggiunta dalle più avanzate tecnologie di distribuzione di luce-gas-acqua ed infine è stata riportata alla luce in maniera delicata e rispettosa dallo strumento più idoneo a lavori di tale portata: un martello pneumatico ed una benna di un’escavatore per lavori stradali.
Sarcasmo a parte possiamo vedere in queste fotografie tratte dagli Annali dell’ Associazione Nomentana di Storia e Archeologia, i numerosi cavi che passano e curvano proprio in presenza di questo blocco monolitico di pietra. Purtroppo la scarsa attenzione all’antico nel nostro territorio ha portato alla perdita di numerosissimi frammenti del passato semplicemente perché spesso qualcuno ha preferito non vedere e non segnalare nulla.
Una volta ritrovate le are sono state prontamente distribuite nel territorio circostante, poiché il nostro è totalmente sprovvisto di strutture idonee a conservarle. Hanno seguito quindi lo stesso percorso di dispersione di tutti i reperti trovati nel territorio fontenovese.
Evidentemente anche a causa delle dimensioni è un caso di quelli a “lieto fine” poiché moltissime casi, più “maneggevoli”, le opere sono andate perdute o dimenticate e non se ne ha più traccia.
Volendo fare un esempio calzante della decadenza in cui ci lascia la perdita del passato faccio riferimento ad una struttura che descrisse Lanciani vicino alla località Torricella: un piccolo edificio termale. Fu ristrutturato in epoca antica, verso il IV secolo anche utilizzando antichi titoli sepolcrali ( piastre di marmo scritte su un lato, una sorta di lapidi ) , murati al contrario, con la superficie liscia a vista. Recuperati dal Lanciani furono conservati nel Museo Antiquario di Mentana dal quale, misteriosamente, sparirono tutte nel 1975.
A questo punto si inserisce una novità e la troviamo nell verbale del Consiglio Comunale n° 11 del 7/05/2015 che riguarda la richiesta di trasferimento di reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Fonte Nuova ( le due are ) per essere permanentemente esposti nella casa comunale di nuova costruzione.
Speriamo che la cosa abbia esito positivo per poter guardare da vicino queste opere nel luogo stesso dove vissero e morirono, molti secoli fa, queste due persone che ci trasmettono, dopo tanto tempo una piccola parte della storia della nostra terra.
Il ritrovamento recente dell’ara a Fonte Nuova ha degli aspetti scoraggianti, infatti, come si vede chiaramente dalla fotografia, più volte è stata raggiunta dai lavori, anche in tempi recenti e nessuno s’é mai posto alcuna domanda relativa alla strana presenza di un blocco di pietra tanto compatto da costringere le tubazioni ad una brusca deviazione.
Nel 2006, durante degli scavi per la posa in opera di cavi telefonici per conto di Telecom Italia, è stata “ritrovata” e gravemente danneggiata l’ara di T. Flavio Delfico. Immediatamente sono stati bloccati i lavori ed è iniziato il recupero del reperto reso difficile dall’incredibile rete di cavi presenti intorno ad esso e dal fatto che la posizione in cui è stato ritrovato è molto trafficata.
Il punto di ritrovamento potrebbe sorprendere qualcuno, infatti tutti conoscono questo posto, trafficatissimo e a prima vista spoglio di qualsiasi interesse storico. Leggendo, invece, scopriremmo che c'é ancora moltissimo da sapere!
Abbiamo visto quindi come il disinteresse storico possa impoverire il territorio. Da anni l'Associazione Nomentana di Storia e Archeologia, si batte proprio su questo fronte. Moltissimi documenti e fotografie presenti negli articoli di Fontenovesi.it sono scritti proprio partendo da lì. ( 3 )
Qualora l’iniziativa del Comune di riportare le due are a Fonte Nuova andasse a buon fine sarebbe un bel passo avanti nella giusta direzione.
Vediamo da vicino le due are e scopriamo dove sono conservate: ( 3 ) ( 4 )
Trovata a Fonte Nuova al Km XVI della Via Nomentana (Attuale Km19.200) ed è collocato a Roma, presso l’Antiquarium Comunale del Celio. Le sue dimensioni sono importanti: alta 1.85 m e profonda 0.76 m, ha uno specchio epigrafico (parte scritta) di circa un metro per un metro ed ogni lettera è da 6 a 8.5 centimetri.
Sull’ara è scritto:
Ulpiae Euhodiae
coniugi optimae
T. Flavius Aug(usti) lib(ertus)
Delphicus
tabularius a ratio(nibus)
[p]roc(urator) ration(um)
thesaurorum
hereditatium
fisci Alexandrin[i]
(3)
ARA DI FLAVIUS DELPHICUS ( 4 )
Trovata a Fonte Nuova, Km 18.800 della Via Nomentana ed è attualmente conservata a Tivoli, Villa Adriana. Le dimensioni sono identiche a quelle dell’ara della moglie.
Sull’ara è scritto:
T(itus) Flavius
Aug(usti) lib(ertus)
Delphicus
tabularius a rationib(us)
proc(urator) ration(um)
thesaur(um) hereditat(ium)
fisci Alexandrini
sibi fecit
T. Flavio Delphico
FONTE
( 1 ) Ashby, Junior, Litt, F.S.A., "The Classical topography of the roman campagna" part II pag 66
( 2 ) Lanciani 1888, p. 288
( 3 ) Annali dell’Associazione Nomentana di Storia e Archeologia
( 4 ) Perduti o dimenticati - ANSA pag 27 - Eugenio Moscetti
Foto, mappe e dati dal notiziario archeologico 1996 a cura di Eugenio Moscetti