publius-fabius--marchio-di-fabbrica

La scoperta di una cisterna romana a Fonte Nuova ha portato alla luce e messo in evidenza delle storie locali di vita quotidiana, ormai obliate, perse nella nebbia del tempo. Vicino a tale cisterna è stata trovata una tubatura in piombo su cui erano stampati due nomi fino ad oggi sconosciuti: Publius Fabius Eutyches ( Artigiano ) e Sex. Vettulenus Gemellus ( proprietario della villa e dell'acqua ). Scopriamo in questo articolo chi era l'artigiano, "l'idraulico" della Roma antica che ha fabbricato quelle tubazioni fortunosamente scampate per secoli agli aratri ed all'edilizia...

Oltre a comprendere cosa facevano questi plumbarii (idraulici antichi) è cercheremo anche di capire in quale contesto lavorassero, con quali conoscenze, per mettere una tesserina nel mosaico di quel che era la nostra terra, le nostre zone e le persone che le abitavano nell'antichità.

Con una certa approssimazione possiamo dire che siamo nel periodo a cavallo della nascita di Cristo, circa 2000 anni fa. Publius Fabius Eutyches è un liberto che lavora per una taberna plumbaria, l'equivalente di una bottega di un idraulico.
Il suo nome non sarà noto ai posteri per moltissimo tempo, solo la scoperta del "tubo in piombo" (fistula) collegato alla cisterna a Fonte Nuova che egli ha fuso e messo in opera per Sex. Vettulenus Gemellus lo renderà "famoso".
Il suo nome infatti, 2000 anni dopo, prima della scoperta della cisterna, non è ancora stato attestato. Invece si conosce già un altro liberto: Publio Fabio Abascantus, il cui nome è stampigliato sulle fistulae rinvenute nell'area vicina della Cesarina.
Entrambi fanno lo stesso lavoro nella stessa zona, quindi probabilmente sono liberti di uno stesso patrono che fornisce le fistule ( tubi, tubazioni ) a tutta l'area.

I due sono persone esperte di idraulica che fabbricano, con delle lastre di piombo ripiegate su se stesse e saldate, delle tubature di varia lunghezza sulle quali stampano il proprio nome preceduto da un numero ( ndr. il cui significato dovrà essere approfondito ) ed il nome del proprietario dell'acqua. Siamo nei primi 500 anni del primo millennio dopo Cristo, il negozietto di termoidraulica dietro casa nel quale comperare un paio di tubi ancora non esiste. Bé, in realtà non esiste neanche la termoidraulica, la plastica, il teflon, non esistono sindacati né fatture, non esiste nanche l'ACEA... per fortuna.fistulae

Di certo c'é che mentre Eutyches ed Abascantus sono impegnati nel loro lavoro sono del tutto ignari del fatto che non solo quel che stanno facendo sopravviverà a loro, ma anche ai loro nipoti e loro pronipoti per arrivare fino a noi. Quelle tubazioni oramai non portano più acqua da bere, ma conoscenza, storia. Ma come si dimensiona un tubo per portare conoscenza? mah... avranno fatto a caso... in maniera empirica e tutt'altro che studiata, come del resto tutto quello che i romani fanno in quel settore, quello idrico. Diciamo un pò come oggi, visti i risultati del nostro modernissimo impianto idraulico cittadino.

Fatto sta che questi signori ( come era d'uso all'epoca ) utilizzano il piombo e si fabbricano da soli un pò tutto il necessario, con tanto di raccordi, saldature, fissaggi sul terreno, pendenze e quant'altro occorreva per far scorrere l'acqua.

L'idraulica dei romani, pur essendo monumentale ed avendo avuto una grande importanza, non era sofisticata dal punto di vista scientifico. Quello che riuscivano a fare era frutto di esperienza e tecnica pratica, più che di studio ed applicazione. Certo, la pratica si tramandava oramai da secoli, dai greci e da popolazioni ancora più antiche che si occupavano del fluire delle acque quando Roma era, forse, un rozzo mucchietto di capanne e l'Urbe era ancora ben lontana. Ma anche nel periodo di massimo splendore non vennero fatti grandi sforzi per capire come funzionassero i principii e le leggi dell'idraulica. Venivano fatte delle osservazioni e tutto finiva lì. Diciamo che le scoperte e le considerazioni venivano fatte così, per inerzia... in pendenza come l'acqua. Studi sacrificati alla volontà di costruire ed ampliare.
Marco Vitruvio Pollione in "De Architectura", a cavallo della nascita di Cristo sotto l'imperatore Ottaviano ( nello scritto non lo chiama ancora Augusto, nome che prese solo nel 27 d.c.), riportava tantissimi aspetti dell'idraulica del tempo, acquedotti, tubazioni in piombo ed in terracotta, gli ancoraggi delle curve, gli accorgimenti per far depositare le impurità, orologi ad acqua, organi ad acqua, pompe aspiranti e prementi, ruote idrauliche ed idrostatica. Si trattava comunque della descrizione e dell'applicazione di conoscenze empiriche già note od osservate ma non approfondite sino alla comprensione delle leggi che regolamentano l'idraulica.
Un palese esempio di questa approssimazione era il sistema di pagamento dell'acqua da parte dei privati. (3)fistulae3

Frontino, un curator acquarum, un gestore dell'acqua di Roma, col fine di regolamentare il flusso di acqua e il costo di allaccio per ogni utente impose l'uso di una fistula (un tubo) di allaccio in ottone lungo 25 centimetri, difficilmente deformabile, di diametro standard. Il concetto che aveva Frontino era che in pari diametro fluirà pari portata. (3)
Purtroppo la cosa non era e non è per nulla vera, perché non era considerata la velocità con la quale scorre, o la pressione all'imbocco, in caso di tubazione in pressione. (Cosa già nota dagli studi di Eròne, di solo qualche decennio prima.)
Ne consegue che l'unità di misura che utilizzarono per la portata, la quinaria, pari a 5/4 di pollice di diametro interno, fosse a dir poco imprecisa, se non inutile perché non considerava velocità del flusso e la pressione.
La cosa portò a diversi grattacapi e incongruenze che il povero Frontino si trovò ad affrontare, ma il nostro Publius Fabius Eutyches, che era molto, molto più umile, non aveva di certo quei problemi!
L'uso della terracotta per gli impianti idraulici era noto già da tempi molto più antichi rispetto a quelli di Ottaviano Augusto, tuttavia per la semplicità di realizzazione, efficienza, semplicità di raccordo e saldatura, l'uso del piombo risultava vincente rispetto all'uso della terracotta. Sappiamo bene, oggi, che il piombo non è per nulla salubre e provoca un "avvelenamento". Purtroppo, all'epoca, come riportava Vitruvio, si lamentavano solamente delle qualità organolettiche delle acque che scorrevano su piombo o rame, considerandole peggiori di quelle che scorrevano su terracotta. Non erano note le gravi conseguenze dell'avvelenamento da piombo.

Tornando ai nostri artigiani: come fa il nostro compaesano Euchytes a fare questi tubi?
La lavorazione è semplice: gli addetti prendono delle lastre di piombo rettangolari che piegano a freddo fino a congiungerne le due estremità. A quel punto è sufficiente ribatterne i bordi e saldare il tutto con piombo fuso. I tubi vengono poi saldati tra loro avvicinandoli e saldandoli con una fusione di piombo e stagno. Unione "testa a testa", senza restringimenti che potrebbero far scorrere con maggiore difficoltà l'acqua. Lo stampo del piombo ha una specie di timbro che riporta il nome dell'artigiano che ha lavorato il pezzo. Sappiamo quindi che tutta la condotta viene da un unico "fornitore" proprio dal cognome Eutyches: la Y, come si vede dalle foto, in tutti i tubi è stampata solo per metà, quindi lo stampo era lo stesso per tutti.

Test moderni (4) hanno consentito di appurare che queste tubature possono sopportare 10 atmosfere di carico idraulico, subendo la rottura intorno alle 18 atmosfere per cedimento della parete, non della saldatura.
Una volta le cose le facevano bene, oggi a quanto pare non si può fare a meno di vedere perdite ovunque.
Diciamo pure che se non fosse per il problema del piombo un Euchytes all'ACEA gli servirebbe proprio!

(1) Gli annali di storia e Archeologia 2004-2005-2006
(2) Tra Nomentum e Corniculum - E.Moscetti
(3) G. Loffi - Piccola Storia dell'Idraulica -
(4) "History of Hydraulics" di Hunter Rose e Simon Ince